venerdì 4 giugno 2010

NOI CHE MILANO NON SIAMO



Noi che Milano non siamo, stiamo come voi sui vagoni della metro.

Alle stesse ore ci muoviamo per la città e alla stessa ora torniamo verso casa sopportando la stessa ressa, lo stesso traffico, la stessa puzza.

Eppure Milano noi non siamo.

Come non siamo mai nessun’altra città che non sia la nostra natale e talvolta neanche quella.
Di volta in volta siamo i negri, i gialli, i talebani, gli extracomunitari, i clandestini, gli stranieri…tutti nomi che ci date voi che tanta difficoltà avete nel pronunciare i nostri.
Siamo quei nomi e quasi sempre nient’altro.
Abbiamo la consistenza dei sogni mattutini, grigioneri pensieri confusi, trattenuti per pochi secondi e subito persi.

I nostri figli crescono qui, a Milano, e qui fanno le cose che fanno i vostri.
Nei vostri condomini, a fianco tutt’al più, ci siamo noi.
Riempiamo le trombe delle scale di odori diversi, di puzze insopportabili a volte.
E voi ci maledite anche per questo.
Parlate della tradizione della cucina italiana, mentre gustate un pezzo di lasagne, e non sospettate che sono mani egiziane, peruviane o srilankesi ad averle preparate.

Siete felici quando dite di essere in una città cosmopolita, ma chi conoscete voi?
Quali culture avete incontrato, da quali avete preso cose che fanno di voi quello che siete?
Noi crediamo nessuna.
Ci tollerate finchè non siamo totalmente noi stessi.
Portiamo le vostre pizze in scatola, siamo operose formiche nei vostri cantieri, nei mattatoi stiamo immersi nel sangue, nelle fogne con la merda fino alle ginocchia e sulle autostrade ci sciogliamo al sole insieme all’asfalto.
E voi che ci vedete, con un misto di compassione e senso di colpa, parlate di quanto siamo instancabili e silenziosi e calmi e tanti altri aggettivi che ricordano la parabola del buon selvaggio.
Quando poi, per riposarci, ce ne andiamo a bere nei parchi o a fare un po’ di baldoria per le piazze, storcete la bocca e preferireste che ce ne stessimo in casa, calmi e in silenzio.
Voi preferite pendolari a cittadini, ma non ci sono mezzi veloci per le nostre città.

Noi che Milano non siamo usciamo tra noi, facciamo le feste di compleanno, il natale, celebriamo il giorno dei morti, l’ Haeg e nonostante sentiate rumori e allegria fuori stagione mai che vi venga in mente di chiedere perché.
Vi risponderemmo e forse vi inviteremmo anche a mangiare.
Ma voi avete paura che a casa dei vicini cinesi vi servano il cane o che dagli arabi qualcuno non si lavi le mani prima di mangiare con esse da un unico grande piatto.
E intanto i vostri quadrupedi vivono meglio della maggior parte degli esseri umani del pianeta e le vostre mani sono sporche quanto le nostre e a volte di più perché anche per essere sporchi la ricchezza aiuta.

Noi che Milano non siamo, statene certi, vogliamo esserlo.
Questa è l’unica cosa di cui siamo sicuri, che non vogliamo cambiare.
Abbiamo deciso di vivere qui.
Come gli antichi nomadi che vagavano fin quando non trovavano un posto favorevole per stanziarsi noi abbiamo scelto questa città e qui resteremo.

1 commento:

  1. ti stai spingendo sempre più nel lirismo, eh? non che non apprezzi, molto bello, evocativo, ben cadenzato, sarebbe perfetto per una ballata..

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